domenica 6 agosto 2017

Vuoi raffrescare la tua casa a costo zero ?


Per molte persone l'arrivo dell' estate è un periodo dell'anno molto difficile dovuto al gran caldo ed all'alta percentuale di umidità, sopratutto se in famiglia ci sono bambini e persone anziane, le più colpite e a rischio di malori.
La cosa migliore da fare in questi casi sarebbe installare un condizionatore d'aria o acquistarne uno mobile.

Ma quanto mi costa ?
Domande lecite in tempi di risparmio, peccato che la risposta non sia altrettanto semplice. Il costo del consumo elettrico di un climatizzatore dipende da vari fattori e non solo dal prezzo dell’energia elettrica in kW e dal tempo di utilizzo dell’apparecchio.
Se l’abitazione è posizionata in pieno sole e le pareti hanno un isolamento termico inefficace, il climatizzatore impiegherà più potenza per regolare la temperatura al pari del medesimo modello impiegato in un’abitazione sita in zona d’ombra e con pareti termoisolanti…
In più, il costo del consumo elettrico del climatizzatore dipende dalla classe energetica che si legge in etichetta, in altre parole, dipende dal modello!


Se un utente impiega il condizionatore per circa tre ore, ciò non significa che quel apparecchio elettrico ha consumato sempre la stessa quota di energia durante il suo funzionamento: il condizionatore si attiva solo per mantenere costante una certa temperatura e, in una casa ben isolata, la sua attività potrebbe essere circoscritta a una manciata di minuti per assicurare una certa temperatura per tre ore. Il discorso cambia ancora se parliamo di climatizzatori con inverter, tecnologia capace di regolare la potenza assorbita in funzione della temperatura interna garantendo un’attività basale.

Ma quanto incide sulla fattura elettrica ?
Oggi gli impianti di condizionamento rispetto a qualche anno fà, consumano molto meno, sopratutto se in classe energetica A+++ un consumo che va dai 734 ai 890 KWh, con un utilizzo medio di 500 ore all'anno, ed hanno un prezzo d'acquisto più contenuto, che va dai € 2.000 ai
€ 4.000 ,in basso una tabella dimostrativa dei consumi divisi per classe energetica :

Classe  –  Consumo Annuo in kWh
  
AA      < 734 – 890 kWh
A      < 891 kWh
B      891 – 950 kWh
C      950 – 1018 kWh
D      1018 – 1096 kWh
E      1096 – 1188 kWh
F      1188 – 1295 kWh


Installando un buon impianto fotovoltaico, i costi dei consumi elettrici per il raffrescamento della vostra casa, si possono anche azzerare, sopratutto se l'energia elettrica utilizzata viene prodotta durante il giorno ad impianto fotovoltaico, alla sera si potrebbe sfruttare anche quella accumulata durante il giorno da un accumulatore fotovoltaico.  


Tel 349 1487955



sabato 29 luglio 2017

Come si valuta un buon impianto fotovoltaico ?

Spesse volte durante le consulenze mi sono sentito rivolgere questa domanda dai miei clienti.
Quando si hanno in mano diversi preventivi, la prima cosa da valutare sono i prezzi.
Se balza subito all'occhio un prezzo molto piu basso per la stessa tipologia di prodotto rispetto alle altre offerte, bisognerebbe valutare con attenzione il preventivo.
Indicativamente i costi dei materiali e manodopera sono uguali in tutta Italia, quello che puo variare è la distanza che cè fra la ditta di installazione e il cliente, questo puo incidere sul prezzo.

                                                                        I PREVENTIVI
Purtroppo a volte le aziende installatrici ometto di inserire nei preventivi alcuni costi base, tipo spese pratiche burocratiche oppure l'IVA.
il testo del preventivo è  un buon indicatore della qualità dell’azienda installatrice. E’ un po’ il “biglietto da visita”aziendale attraverso il quale puoi valutare “di prima mano” la qualità e l’affidabilità dell’impresa che hai di fronte, la lettura attenta del preventivo è senz’ altro il primo strumento di valutazione. Il preventivo deve essere dettagliato e deve evidenziare le varie voci di costo in maniera chiara e trasparente,io solitamente consiglio di farsi rilasciare anche la produzione elettrica annua dell'impianto e un piano di rientro dell'investimento.I metodi di pagamento devono essere almeno in 3 soluzioni, mai pagare in un unica soluzione !!

                                                                        IL CONSULENTE
Il consulente o l'azienda deve essere in grado di saper rispondere in maniera chiara ed esaustiva a tutte le nostre domande, durante il sopralluogo  (essenziale) il consulente deve saper individuare il luogo idoneo per l'installazione di tutte le apparecchiature necessarie per far funzionare il nostro impianto, cercando di causare il meno disagio possibile.

                                                                         L'AZIENDA
Cercare in internet il feedback dell'azienda proponente, può essere molto utile per farsi un idea più chiara e capire a chi ci stiamo affidando, se vengono indicate anche le zone degli impianti installati, verificare che effettivamente esistono è buona cosa.

                                                                         L'IMPIANTO
La maggior parte dei moduli FV  sono di buona qualità, i loro produttori hanno l'obbligo per legge di garantire una produzione minima dell'80% dopo il 25° anno della messa in funzione dell'impianto e lo smaltimento gratuito dei moduli a fine vita. Sul mercato esistono diverse tipologie e marche di moduli fotovoltaici, i metodi che si possono utilizzare per capire un buon prodotto sono le GARANZIE SUI DIFETTI DI FABBRICA e la % DI PRODUZIONE DEL MODULO FV oltre che il materiale delle celle policristallino monocristallino, io personalmente consiglio MONOCRISTALLINO perche' è più flessibile e resistente.
Un buon impianto si valuta oltre dalla marca di moduli FV anche e sopratutto dagli inverter, io consiglio per esperienza inverter con garanzia superiore ai 5 ben dimensionati per il nostro impianto e sopratutto con ottimizzatori di potenza (vedi tipo SOLAREDGE).

Per riassumere, diffidate da aziende troppo commerciali o con prezzi troppo bassi, valutate bene la professionalità del consulente, rispecchia l'azienda, verificate in internet che l'azienda esista e che abbia un buon feed back, affidatevi ad installatori con uno storico aziendale, non valutare solo il prezzo dell'impianto proposto, ricordate che un impianto FV è esposto giorno e notte alle condizioni meteo e che deve funzionare almeno 25 anni senza problemi, se avete dubbi AFFIDATEVI ALLA LOGICA e rivolgetevi a consulenti specializzati !!

www.fotovoltaicomania.com
Mail pettenidem@gmail.com
Tel 349 1487955

mercoledì 19 luglio 2017

PENSILINE FOTOVOLTAICHE PER TUTTI...ORA E' REALTA'

Da anni il fotovoltaico sta proseguendo la sua corsa su un doppio binario: quello di una sempre maggiore efficienza produttiva dei moduli fotovoltaici e quello di una sempre maggiore integrazione architettonica ed urbana. Un esempio di quest’ultima è la pensilina fotovoltaica.
Nasce così una doppia esigenza non solo da parte dei privati, ma anche delle aziende e sopratutto degli enti locali, di sfruttare al massimo la produzione fotovoltaica, ove presente, e trovare adeguate applicazioni integrate architettonicamente sia in ambito edile sia in ambito urbano. Un esempio viene dalla capitale, che nel mese di Aprile (2012) aveva inaugurato in fase sperimentale tre pensiline fotovoltaiche per la ricarica dei veicoli elettrici.

Che cos’è la pensilina fotovoltaica?

La pensilina fotovoltaica è il prodotto innovativo per utilizzare superfici libere trasformandole in superfici “produttive”: nello specifico ci si può riferire a tettoie o a coperture di riparo dalla pioggia o dal sole. La copertura di queste tettoie, che deve essere di almeno due metri dal suolo, viene utilizzata per trasformare l’irradiazione solare in energia elettrica. E’ un’applicazione fotovoltaica innovativa che s’inserisce perfettamente nel quadro architettonico ed ambientale.  Quando si parla di pensilina, in effetti si può intendere anche solo una comune tettoia, già presente nel contesto architettonico urbano, per esempio come quelle delle fermate degli autobus o dei parcheggi. Questa tettoia, se integrata al fotovoltaico, può divenire un modello innovativo di “integrazione urbana” del fotovoltaico.


Vantaggi e utilità della pensilina fotovoltaica

La pensilina fotovoltaica è impiegata principalmente come riparo di autovetture, con l’attributo di produrre energia elettrica, ma può essere utilizzata a copertura di una terrazza in sostituzione della tenda da sole, può offrire protezione dagli agenti atmosferici a persone che attendono alla fermata il passaggio del mezzo pubblico, può essere assemblata per coperture di passaggi pedonali, è ideale per il servizio di bike sharing oppure per creare zone d’ombra a bordo piscina.
Le applicazioni della pensilina fotovoltaica possono essere molteplici, in ambito urbano e non, e possono riguardare luoghi e spazi pubblici o privati. Possono costituire anche piccole zone di ristoro di luoghi pubblici o di passaggio, luoghi in cui poter usufruire temporaneamente di una presa della corrente ad uso immediato (per esempio cellulari o notebook).
Gli impianti fotovoltaici integrati alle pensiline fotovoltaiche possono essere “ad isola”, senza alcuna connessione alla rete elettrica, o connessi in immissione e prelievo alla rete elettrica generale. Nel primo caso l’energia prodotta sarà raccolta nelle batterie e prelevata per essere impiegata come corrente continua, oppure alternata con l’ausilio di un invertitore.  Gli impianti fotovoltaici automi (chiamati anche “stand alone” o “ad isola”) possono trovare sistemazione in quei luoghi dove portare energia dalla rete elettrica nazionale risulterebbe troppo costoso o antieconomico.

Le pensiline fotovoltaiche connesse alla rete, invece, prelevano energia dalla rete quando i pannelli non producono e immettono quando producono. In questo caso lo Stato attraverso il GSE riconosce un incentivo  purché le pensiline fotovoltaiche producano una potenza di energia superiore a 1 kW.
La pensilina fotovoltaica può essere  una struttura studiata per soddisfare ogni tipo di esigenza e necessità. Può avere un design accattivante, funzionale e solido. La misura più diffusa delle pensiline è 5×4 metri, ma il mercato propone soluzioni diverse che interessano non solo le dimensioni, ma anche il materiale delle strutture che può essere in lamiera zincata o in legno.
L’incentivo sulle pensiline fotovoltaiche  è equiparato nel Conto Energia con quello per le “Barriere acustiche, pergole e tettoie”. La tariffa incentivante riconosciuta è un valore medio tra quello assegnato agli impianti fotovoltaici su edifici e quelli “non su edifici”.
I vantaggi di installare una pensilina fotovoltaica sono molteplici, vista la sua versatilità di utilizzo: da coperture per parcheggi a stazioni di ricarica a stazioni di sosta ciclo-pedonali.
In generale possiamo dire che l’utilità maggiore della pensilina fotovoltaica, oltre a quella specifica delle semplici pensiline (riparo di autoveicoli o persone), è quella di poter utilizzare coperture su superfici già occupate per autoprodurre energia pulita e rinnovabile da destinare alla vendita o all’ autoconsumo.
Nel caso fosse posta in concomitanza di un edificio, la pensilina ha l’effetto, come per qualsiasi altro impianto fotovoltaico, di aumentare il valore dell’immobile.

Se vuoi maggiori informazioni vai ai siti internet 


FotovoltaicoMania www.fotovoltaicomania.com 







sabato 15 luglio 2017

Proteggi la tua automobile e guadagna con l'elettricità che auto produci !

Proprio cosi, oggi con le pensiline fotovoltaiche FOTOVOLTAICOMANIA puoi proteggere la tua automobile dalle intemperie , grazie anche alla guaina sigillante non ci saranno nemmeno quei fastidiosissimi sgocciolamenti che sporcano e rovinano la carrozzeria della tua automobile, in piu con la produzione di energia elettrica prodotta dall'impianto fotovoltaico potrai risparmiare sulla bolletta elettrica della tua abitazione oppure ricaricare la batteria della tua auto elettrica.
Un impianto da Kwp 2,70 potrebbe produrre 3500 KWh annui facendovi risparmiare fino a € 770 di corrente elettrica (€\W 0,20 x 3500 Kwh orientamento a Sud).
https://energyact.wixsite.com/fotovoltaicomania




martedì 22 novembre 2016

PERICOLO CLIMA : 22 PAROLE PER CAPIRE LA COP22 DI MARRAKECH

Accordo di Parigi
Si tratta dell'accordo adottato all'unanimita' da 195 Paesi, il 12 dicembre 2015 a Parigi, alla fine della COP21. Primo accordo universale sul clima, mira a contenere l'aumento della temperatura media del Pianeta “nettamente al di sotto di 2 gradi centigradi in rapporto al livello preindustriale”, cercando di fare uno sforzo per limitare questa crescita a 1,5 gradi.
Per entrare in vigore, questo accordo deve essere ratificato da almeno 55 Paesi che rappresentino almeno il 55% delle emissioni mondiali di gas ad effetto serra. Queste due soglie sono state adottate rispettivamente a fine settembre e all'inizio di ottobre 2016. L'accordo di Parigi e' entrato ufficialmente in vigore il 4 novembre. A questa data era stato ratificato da 96 Paesi che rappresentavano il 69% delle emissioni.
(AFP)

Acidificazione
L'oceano e' un bacino di carbonio, che assorbe circa il 30% delle emissioni di diossido di carbone dovute alle attivita' umane. Questi emissioni di origine umana (antropiche) non cessano di progredire, il CO2, dissolvendosi parzialmente nell'oceano, rendendolo piu' acido. Attualmente, il pH medio degli oceani e' di circa 8,1, e questo rappresenta un'acidificazione del 30% dopo l'era preindustriale. Esso potrebbe attestarsi a 7,8 nel 2100 se non fossero ridotte le emissioni di diossido di azoto. Questa rapidita' di acidificazione in corso e' inedita da piu' di 250 milioni di anni. Numerosi organismi marini (molluschi, crostacei, plancton, etc) sono molto sensibili all'acidita' dell'acqua. I ricercatori non hanno certezze sulle capacita' degli ecosistemi marini ad adattarsi ad uno stravolgimento cosi' rapido.
(Sarah Lai – AFP)

Adattamento
Anche nell'ipotesi di una riduzione draconiana delle emissioni mondiali di gas ad effetto serra, le societa' umane e i territori dovranno adattarsi a conseguenze inevitabili, e' gia' visibili, di riscaldamento. I provvedimenti permettono di limitare la loro vulnerabilita' toccando tutti gli ambiti: protezione delle zone litorali minacciate di essere sommerse, gestione piu' oculata delle risorse di acqua, nuove pratiche agricole e forestali, sistemi di allerta contro le tempeste, citta' “durevoli”…
Alcuni Paesi hanno adottato dei piani nazionali di adattamento al cambiamento climatico. Ma, in tutti i casi, il Pianeta non evitera' delle maggiori crisi e dei flussi massicci di rifugiati climatici (in provenienza dagli Stati insulari vittime della crescita degli oceani o dalle regioni colpite dalle siccita'), mentre i Paesi del Sud, i piu' minacciati e i piu' poveri, sono i meno attrezzati per mettere in opera delle politiche di adattamento.
(David Gray - Reuters)

Attenuazione
E' l'insieme delle azioni suscettibili di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra responsabili del riscaldamento climatico e della loro concentrazione nell'atmosfera. Le tre leve disponibili sono le economie di energia (o di efficacia energetica), il rimpiazzo delle risorse fossili con delle fonti rinnovabili che non emettano CO2, cosi' come il non uso del carbone. Queste possono essere realizzate in modo naturale, essenzialmente attraverso la preservazione e l'estensione delle foreste (come bacini di carbonio), o in modo industriale, attraverso la cattura e lo stoccaggio del CO2.
(Nicky Loh – Reuters)

CCNUCC
La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (CCNUCC o United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC in inglese) e' il principale trattato universale per il clima. Questa convenzione universale riconosce l'esistenza di una cambiamento climatico di origine umana e da' ai Paesi industriali il primato della responsabilita' per lottare contro questo fenomeno. Essa e' stata adottata nel corso del Summit della Terra a Rio de Janeiro, il 9 maggio 1992, prima di entrare in vigore il 21 marzo 1994, E' stata ratificata da 195 Stati, ai quali c'e' da aggiungere l'Unione Europea, parte pregnante della convenzione.
(Associated Press – AP)

Contributo nazionale
Nella COP21 (fine 2015 a Parigi), gli Stati hanno presentato la loro “previsione di contributo determinata a livello nazionale” (Intended Nationally Determined Contribution – INDC) per l'obiettivo mondiale della limitazione del riscaldamento a 2 gradi in rapporto all'era preindustriale. I Paesi possono impegnarsi su due percorsi differenti, o optare per entrambi: l'attenuazione o l'adattamento. L'attenuazione fa riferimento alle misure di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, asse privilegiata per i Paesi industriali, che figurano tra i piu' grossi inquinatori del Pianeta. L'adattamento ingloba le politiche che tendono a ridurre gli effetti gia' percepibili della deregolamentazione climatica. Il processo degli INDC e' stato lanciato nella conferenza sul clima di Varsavia, a dicembre del 2013, e precisata in quella di Lima, un anno dopo, al fine di evitare di riprodurre lo stallo di Copenaghen del 2009. Per i Paesi che hanno poi ratificato l'accordo di Parigi, l'INDC si e' trasformato in un “contributo determinante a livello nazionale”, o NDC. Prima della COP21, l'ONU riteneva che il cumulo dei contributi nazionali registrati avrebbe portato ad un riscaldamento planetario compreso tra 2,7 e 3 gradi in vista del 2100, quindi molto al di sopra del livello dei 2 gradi. L'accordo di Parigi prevede un meccanismo di revisione degli impegni ogni cinque ani, a partire dal 2020.
(Kacper Pempel – Reuters)

COP
La Conferenza delle parti (Conference of the Parties in inglese, da cui l'acronimo COP) costituisce l'organo supremo della Convenzione-quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (vedi CCNUCC). Dopo la conferenza di Berlino (COP21) nel 1995, essa si riunisce ogni anno in un summit mondiale, in una citta' diversa, dove sono prese delle decisioni per rispettare gli obiettivi di lotta contro il cambiamento climatico. Le decisioni non possono essere prese che con l'unanimita' delle parti o per consenso.
La 21ma di queste COP (COP21) si e' tenuta a Parigi dal 30 novembre all'11 dicembre 2015. La 22ma (COP22) si e' tenuta a Marrakech, in Marocco, dal 7 al 18 novembre. Presentata dal Marocco come la “COP dell'azione” essa ha concretizzato gli impegni presi dagli Stati a Parigi. Per il suo presidente, Salaheddine Mezouar, ministro degli Affari Esteri e della cooperazione in Marocco, essa dovra' “portare la voce dei Paesi piu' vulnerabili di fronte ai cambiamenti climatici, in particolare di quei Paesi africani e degli Stati insulari”.
(Jacky Naegelen – Reuters)

Disinvestimento
L'arresto degli investimenti in energie fossili, responsabili dell'80% delle emissioni mondiali di CO2, e' il mezzo piu' sicuro per lottare contro la deregolamentazione climatica. Nel 2015, un rapporto dell'Organizzazione di cooperazione e sviluppo economici (OCSE) valutava in 500 miliardi di dollari (circa 450 milioni di euro), a livello mondiale, gli aiuti accordati annualmente dagli Stati per la produzione e il consumo di petrolio, di gas e di carbone, sotto forma di sovvenzioni o agevolazioni fiscali. Cioe' cinque volte il totale degli aiuti investiti nelle filiere rinnovabili.
Stimolato dalle ONG, il movimento di disinvestimento dei fossili guadagna terreno. Alla fine del 2015, quasi 430 fondi di pensione, compagnie di assicurazione, istituzioni o investitori privati hanno preso l'impegno di non investire piu' in questo settore che oggi totalizza 2.600 miliardi di dollari (2.300 miliardi di euro) di attivo, contro solamente 50 miliardi di dollari di un anno prima.
(Martin Meissner – AFP)

Differenziazione
Il principio della differenziazione consiste nel ponderare gli sforzi richiesti ai Paesi nella lotta contro il cambiamento climatico in funzione delle loro responsabilita' storiche nel riscaldamento e del loro livello di sviluppo. I Paesi del Sud stimano che quelli del Nord, all'origine della maggior parte delle emissioni di gas ad effetto serra, hanno un “debito ecologico” per questo e devono quindi compiere gli sforzi piu' importanti. I Paesi industrializzati considerano che la divisione tra Paesi sviluppati ed emergenti non e' piu' valida, essendo la Cina diventata la prima inquinatrice del mondo e l'India la terza. Questa questione e' al centro dei negoziati climatici.
(Mark Schiefelbein – Associated Press AP)

Energie fossili
Si tratta principalmente del carbone, del petrolio e del gas naturale, trasformati in energia attraverso la combustione. Questi idrocarburi (composti di idrogeno e carbone) sono estratti dalla fossilizzazione delle materie organiche (vegetali ed animali) nel sottosuolo terrestre. Queste risorse, che sono presenti in quantita' limitata e la cui formazione, nel corso di decine di milioni di anni, eccede di poco la scala dei tempi umani, non sono rinnovabili. Al carbone, al petrolio e al gas, detti “convenzionali”, si aggiungono gli idrocarburi “non convenzionali”, come l'olio e il gas di scisto o le sabbie bituminose.
Nel 2014, i combustibili fossili rappresentavano ancora circa l'80% del consumo energetico finale mondiale. Essi sono responsabili dell'80% delle emissioni totali di CO2 e dei due terzi di gas ad effetto serra.
(Reuters)

Energie rinnovabili
In opposizione alle risorse fossili in via di estinzione, le energie rinnovabili, o EnR, provengono da risorse che la natura rinnova di continuo. Le due grandi fonti naturali sono il Sole (la cui irradiazione e' anche all'origine del vento, del ciclo dell'acqua e della formazione di biomassa grazie alla fotosintesi) e la Terra (che rilascia del calore). Le EnR raggruppano le energie idrauliche, eoliche, solari (termiche per la produzione di calore e fotovoltaiche per quella di elettricita'), geotermiche e marine, cosi' come quelle bioenergetiche (legno, rifiuti, biogas, agrocarburanti).
Generando poco inquinamento e rifiuti, queste filiere sono talvolta qualificate come “energie verdi” o “energie pulite”. Le piu' sviluppate sono l'idroelettricita', l'eolico, il solare fotovoltaico e la biomassa. Alla fine del 2014, le EnR coprivano il 19,2% del consumo energetico mondiale e, a fine 2015, esse assicuravano il 23,7% della produzione di elettricita'. Non cessano di crescere, mentre il loro costo diminuisce. Nel 2015, per la prima volta, la capacita' di produzione elettrica a partire dalle EnR ha superato quella del carbone, secondo l'Agenzia internazionale dell'energia.
(Benoit Tessier – Reuters)

Fondi verdi
Stabiliti nel 2010 dalle Nazioni Unite, i Fondi verdi per il clima sono destinati a finanziare dei programmi di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e l'adattamento al cambiamento climatico nei Paesi in via di sviluppo. Una trentina di Stati si sono impegnati a portare 10,2 miliardi di dollari (9,3 millairdi di euro) per la prima fase, coprendo il periodo 2015-2018.
I Fondi verdi sono uno degli strumenti di finanziamento dei programmi di attenuazione e adattamento nei Paesi del Sud, in favore dei quali i Paesi sviluppati si sono impegnati a muovere 100 miliardi di dollari all'anno, su fondi pubblici e privati, da qui al 2020. L'accordo di Parigi frutto della COP21 fa di questo importo “un piano” e precisa che “un nuovo obiettivo a livello collettivo” dovra' essere presentato “prima del 2025”, tenendo conto “dei bisogni e delle priorita' dei Paesi in via di sviluppo”.
(Antara Foto – Reuters)

Gas ad effetto serra
Quando la terra e' illuminata dal Sole, la sua superficie fa rimbalzare verso lo spazio una parte dei raggi che ha ricevuto. I gas ad effetto serra (GES), presenti nell'atmosfera terrestre, trattengono una parte di questi raggi infrarossi emessi dalla Terra e glieli rinviano, e questo contribuisce a riscaldarla.
I principali gas ad effetto serra emessi dall'attivita' umana sono il diossido di carbone (CO2), il metano (CH4), il protossido di azoto N2O) e l'ozono (O3). Il loro accumulo nell'atmosfera dall'inizio dell'era industriale, che ha raggiunto dei livelli record, e' responsabile della maggior parte del riscaldamento climatico. Si dice anche che il cambiamento climatico sia antropico, cioe' di origine umana.
(Patrick Pleul – Associated Presse AP)

Geo-ingegneria
Si tratta dell'insieme delle azioni che gli umani potrebbero realizzare per manipolare il clima del Pianeta e lottare contro il cambiamento climatico. Queste tecniche, come come la dispersione dell'aerosol nell'atmosfera per evitare che una parte di raggi solari riscaldi il Pianeta o la “fertilizzazione” degli oceani con del ferro per migliorare l'assorbimento di CO2 grazie al fitoplancton, non sono oggi che ad uno stadio sperimentale, per i piu' avanzati. Esse sono oggi oggetto di un crescente interesse, nel momento in cui i gas ad effetto serra non cessano di crescere.
Ma questo approccio e' molto controverso e necessita di uno studio approfondito delle varie implicazioni, dei rischi e degli effetti secondari indotti. Gli scienziati, che ricordano che queste tecnologie non possono sostituirsi ad una forte riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra antropici, fanno appello ad una governance mondiale della geo-ingegneria.
(Martin Bernetti – AFP)

GIEC
Il gruppo di esperti intergovernativi sull'evoluzione del clima (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC) e' stato creato nel 1988 da due istituzioni delle Nazioni Unite: l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) e il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (PNUE). Questo organismo intergovernativo ha come mandato di valutare, senza partito preso, l'informazione scientifica, tecnica e socio-economica disponibile sulla questione del cambiamento climatico. Ogni sei anni, il GIEC pubblica lo stato dell'arte delle sue conoscenze in dei grossi volumi che servono come base ai negoziati climatici. Nel 2007, il GIEC ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace, insieme all'ex vice-presidente americano Al Gore.
Il GIEC. Presieduto dal sud-coreano Hoesung Lee e composto da 3.000 scienziati ed economisti, e' organizzato in tre gruppi di lavoro: il primo sui principi fisici del cambiamento climatico; il secondo sugli impatti, la vulnerabilita' e l'adattamento al cambiamento climatico; il terzo sui mezzi per attenuare il cambiamento climatico. Il suo 5to rapporto di sintesi, pubblicato ad aprile del 2014, prevede essenzialmente, nel peggiore scenario, un aumento della temperatura fino a 4,8 gradi ed un aumento del livello dei mari di un metro da qui al 2100.
(Jorg Carstensen – Associated Press AP)

Il mercato-carbone
Si tratta di un meccanismo finanziario che cerca di ridurre le emissioni industriali di gas ad effetto serra dando loro un prezzo. Un plafond annuale di emissioni di CO2 e' imposto alle imprese, sotto forma di quote, e quelle che vanno oltre questo plafond posso acquistare nuovamente delle quote da coloro che non le hanno utilizzate. Il prezzo della tonnellata di carbone emesso, o “diritto ad inquinare”, dipende dall'offerta e dalla domanda.
L'Europa e' stata la prima a proporre, nel 2005, un mercato di scambio di quote di CO2 (Emission Trading Scheme, ETS). Esso copre circa 12.000 installazioni industriali (centrali termiche, reti di calore, acciaierie, cementifici, raffinerie, cartiere, etc.), cioe' piu' del 40% delle emissioni europee di gas ad effetto serra. Il settore aereo vi e' stato incluso nel 2012. In virtu' della collocazione iniziale di un volume troppo importate di quote e della recessione economica, il prezzo della tonnellata di carbone e' crollato, passando da 30 euro nel 2005 a circa 5 euro in questi ultimi anni. Un livello troppo basso per avere un effetto educativo sulle imprese. Una riforma del mercato comunitario e' in corso.
Nove Stati americani hanno anche messo in piedi un mercato comune del CO2, Il Regional Grenhouse Gas Initiative (RGGI), Il Québec e la provincia canadese dell'Ontario hanno istituito dei dispositivi simili. La Cina, dopo aver sperimentato questo sistema in sette citta' e province, ha annunciato la realizzazione di un mercato nazionale nel 2017. In totale, esistono oggi 17 mercati carbone nel mondo, non connessi tra loro e che coprono solo l'11% di emissioni planetarie di CO2.
(Darren Staples – Reuters)

Mix energetico
E' la ripartizione delle differenti fonti di energia primaria (fossile, rinnovabile o nucleare) nel consumo energetico totale. A livello mondiale, il mix, o bouquet energetico, era composto nel 2014 dal 78,3% di combustibili fossili, 19,2% di fonti rinnovabili e 2,5% di energia nucleare.
Il mix elettrico concerne la sola produzione di elettricita'. Alla fine del 2014 esso si ripartiva, a livello mondiale, del 76,3% di fossile e nucleare (di cui un po' piu' del 10% per l'atomo) e del 23,7% di rinnovabili (di cui il 16,6% di idroelettrico). La Francia si distingue per il suo mix elettrico, dove, rispetto a tutti gli altri Paesi, la percentuale nucleare e' la piu' alta, 75.
(Reuters)

Perdite e danni
La questione delle perdite e dei danni, cioe' dei pregiudizi causati dalle deregolamentazioni climatiche (aumento del livello dei mari, inondazioni, tempeste, siccita', etc.), e' una questione molto sensibile per i Paesi poveri, che sono anche i piu' vulnerabili. Essa ha preso un posto dominante nel negoziato climatico. I Paesi meno avanzati, gli Stati insulari e i numerosi Stati emergenti e in via di sviluppo, chiedono che le perdite e i danni facciano parte integrante dell'accordo siglato a fine 2015 a Parigi. E non hanno ottenuto soddisfazione. Questo accordo si contenta di menzionare, in modo molto generale, che i Paesi “dovrebbero rafforzare la comprensione, l'azione e il sostegno” su questo problema. Ma esclude ogni “responsabilita' o compensazione” dei Paesi del Nord per quanto subito da quelli del Sud.
(Joe Raedle – AFP)

PPM
La concentrazione di molecole di un gas specifico in rapporto alle altre molecole presenti nell'aria, e' espressa in parti per milione (ppm). Nel 2015, per la prima volta a livello mondiale e per un anno intero, la concentrazione atmosferica media di diossido di carbone (CO2), il principale gas ad effetto serra prodotto dall'uomo, ha raggiunto la soglia di 400 ppm, secondo l'Organizzazione Meteorologica Mondiale. Questo significa che, su un milione di molecole dell'atmosfera terrestre, 400 sono ormai delle molecole di CO2.
Secondo il climatologo americano James Hansen, la concentrazione di CO2, per non eccedere ed evitare un riscaldamento insostenibile, si situa intorno ai 350 ppm. Un limite che e' stato raggiunto poco prima del 1990. Nel corso degli ultimi milioni di anni, questo livello non era mai andato oltre 300 ppm. Esso era di 270 intorno al XIX secolo. Al ritmo attuale, le attivita' umane aumentano questa concentrazione di circa 2 ppm all'anno.
(Altaf Qadri – Associated Press AP)

Protocollo di Kyoto
Il Protocollo di Kyoto e' il primo trattato internazionale giuridicamente stabilito per cercare di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra. Siglato nel 1997 e' entrato in vigore nel 2005, questo trattato riguarda solo 55 Paesi industrializzati, che rappresentano il 55% delle emissioni globali di CO2 nel 1990.
Il protocollo tendeva a ridurre di meno del 5% le emissioni di sei gas ad effetto serra (diossido di carbone, metano, protossido di azoto e tre sostituti dei clorofluorocarburi), tra il 2008 e il 2012, in rapporto al livello del 1990. Se alcuni Stati hanno rispettato i loro impegni (come l'Unione europea), i grandi inquinatori non hanno ridotto le loro emissioni: gli Usa non hanno mai ratificato il protocollo, il Canada e la Russia si sono ritirati, e la Cina, diventata la prima produttrice mondiale di gas ad effetto serra, non e' interessata. Oggi obsoleto, il protocollo di Kyoto finira' nel 2020. Sara' rimpiazzato dall'accordo di Parigi prodotto dalla COP21.
(Katsumi Kasahara – Associated Press AP)

Pozzi di carbonio
Si tratta di un serbatoio naturale o artificiale che assorbe piu' carbone di quanto ne emette, contribuendo cosi' a ridurre la concentrazione di gas ad effetto serra e quindi il riscaldamento del Pianeta. I pozzi di carbonio naturali sono gli oceani (che assorbono, grazie essenzialmente al plancton ed ai coralli, il 30% delle emissioni di diossido di carbone derivato dalle attivita' umane) e i suoli (humus, torbiere). Il riscaldamento climatico e le attivita' umane riducono la capacita' dei pozzi di carbonio naturali ad agire e possono trasformarli in fonti di carbone. L'acidificazione degli oceani ha anche ridotto la loro capacaita' ad assorbire del carbone, mentre la deforestazione e' responsabile di circa un quarto delle emissioni di CO2. Il carbone puo' anche essere preso in modo industriale, senza fare ricorso ai mezzi naturali. Il processo di cattura e di stoccaggio del CO2 (Carbon Capture and Storage, CCS) consiste nel catturare i gas ad effetto serra emessi dalle industrie inquinanti (centrali elettriche che funzionano con combustibili fossili, cementifici, etc) e farli finire in formazioni geologiche profonde, sotto terra o in mare, piuttosto che siano rigettati nell'atmosfera. Secondo il Gruppo di esperti intergovernativo sull'evoluzione del clima, il CCS, potrebbe prendere piu' del 20% delle emissioni mondiali di CO2 da qui al 2050. Nel mondo, la filiera si sviluppa, ma molto meno velocemente di quanto si speri: essa conta solo una dozzina di installazioni importanti. Procedimento e risultati contestati?
(Ricardo Moraes – Reuters)

Riscaldamento climatico
E' gia' in corso. Nel 2015, anno piu' caldo registrato da quando di fanno questi rilevamenti, la temperatura media sulla superficie della Terra e' andata poco oltre di 1 grado rispetto al livello dell'era preindustriale. Il Gruppo di esperti intergovernativo sull'evoluzione del clima (GIEC) stima che gli ultimi tre decenni sono “probabilmente “ i piu' caldi da piu' o meno 1.400 anni.
In funzione degli scenari di emissione di gas ad effetto serra, i modelli climatici prevedono un aumento delle temperature dell'aria tra 0,3 e 4,8 gradi verso il 2081-2100, in rapporto al periodo 1986-2005. Pertanto, solo 1% di calore in piu' dovuto ai gas ad effetto serra finisce nell'atmosfera, mentre il 93% va negli oceani, il 3% nei ghiacciai e il 3% nei suoli. Questo riscaldamento sara' accompagnato da una crescita del livello medio dei mari da 26 a 98 cm verso la fine del secolo ed avra' molteplici impatti: fusione delle calotte polari e dei ghiacciai, avvenimenti estremi (ondate di calore, siccita', piogge diluviali) piu' intensi e piu' frequenti, rischi per la sicurezza alimentare, estinzione di specie… Questo accade perche' si parla molto di piu' di cambiamento climatico.
Per restare sotto la soglia di 2 gradi di riscaldamento in rapporto al periodo preindustriale -obiettivo della comunita' internazionale- gli esperti climatici stimano che le emissioni mondiali di gas ad effetto serra debbano ridursi tra il 40 e il 70% da qui al 2050 e che la neutralita' carbone (zero emissioni) debba essere raggiunta al piu' tardi alla fine del secolo.

(articolo pubblicato sul quotidiano Le Monde del 21/11/2016)